La voix humaine è una delle opere più note e longeve di Jean Cocteau, e ha pieno titolo per rientrare nel canone del Teatro europeo, soprattutto in virtù della sua forza espansiva: il testo ha mostrato sin dalla sua prima rappresentazione una ininterrotta capacità di fornire spunti di rilettura, rielaborazione e citazione che non accenna a diminuire. Il testo, la sua simbologia, il significato che veicola – diretto, ma profondissimo – hanno reso La voix humaine un’icona del nostro tempo. Al suo apparire, nel 1930, La voix humaine fu un lavoro rivoluzionario, sia per la sua struttura (un dialogo-monologo), sia per la centralità che il mezzo di comunicazione, e dunque la tecnologia, rivestono nel contesto della narrazione. Il testo di Cocteau continua a parlarci ancora oggi, trasformandosi e influenzando fonti diverse: dall’opera, alla musica pop, al rock, al cinema.
Filippo Annunziata insegna Diritto dei mercati finanziari all’Università Bocconi di Milano, ed è docente al corso di laurea magistrale in Scienze della musica e dello spettacolo all’Università Statale di Milano. Oltre ad una vasta serie di pubblicazioni in campo giuridico, è autore di vari saggi dedicati all’opera, al teatro, ed al rapporto tra Law and Humanities, tra i quali Armide (ETS, 2015), Prendi, l’anel ti dono... Divagazioni tra opera e diritto privato (Silvana, 2016, trad. inglese 2018); Un Robinson Crusoe alla Borsa di Londra. «The villainy of stock-jobbers » (1701) e «The anatomy of exchange alley» (1719) di Daniel Defoe, (La Vita Felice, 2019). Ha curato, con Giorgio F. Colombo, il volume collettaneo Law and Opera, Springer, 2018.