Biografie e vicende che si svolgono nella scuola, in quello spicchio di Toscana che si apre tra l’Arno e le Apuane, nell’arco temporale tra fascismo e secondo dopoguerra, ci introducono alla dibattuta questione dei percorsi di almeno un paio di generazioni – maestri e allievi – che si trovarono ad interpretare attraverso la propria esperienza la transizione dal fascismo alla democrazia: un tema che ha da sempre incontrato l’interesse degli storici e il supporto di testimonianze autobiografiche anche di rilievo. Quali sono i punti di riferimento e i tempi di questa presa di coscienza?
Che ruolo ebbero gli insegnanti delle scuole? Che peso ebbero gli educatori? Che collegamenti operarono con le esperienze dell’antifascismo storico? Fu, questa dei nati dopo la Marcia su Roma, davvero una generazione “senza padri”? Quanto estesa e quanto profonda rimase la traccia della formazione fascista? Quanto cambiò e cosa rimase nella transizione alla repubblica democratica? Gli studi di caso che in questo volume sono presentati sottolineano il valore esistenziale e politico di scelte e prese di posizione che impegnarono docenti, presidi, studenti, in quella storia non lineare in cui la cultura scolastica si prestava ad esiti anche opposti, in cui la resilienza umana spesso precedette ogni forma di aperta opposizione al fascismo, in cui maturarono per molti – maestri ed allievi – le ragioni della scelta resistenziale, i fondamenti di scelte politiche su cui si baserà la nuova Italia democratica