Nel lento esaurirsi dell’età rinascimentale a imporsi è la complessa questione delle posizioni dell’uomo che, in piena svolta antisostanzialistica, avverte la caduta di ogni punto di riferimento unidirezionale, di ogni ordine cosmologico o teologico. La sua natura, fatta di anina e corpo, di ragione e passioni, si rivela condizione di esistenza nel tempo, tra il nulla e l’infinito, il senso comune e i vincoli civili e religiosi. In tale consapevolezza questo volume esamina alcuni motivi di fondo delle posizioni di Montaigne e Pascal, di Descartes e Vico nell’ovvia autonomia delle rispettive tesi teoriche provocatoriamente non sempre disposte a proporsi come filosofiche in senso tradizionale.
Fabrizio Lomonaco è professore ordinario di Storia della filosofia nell’Università degli Studi di Napoli Federico II. È Vicepresidente della Società Italiana di Storia della Filosofia e dirige (con G. Cacciatore) la rivista «Logos». È autore di oltre 600 pubblicazioni sul pensiero giuridico olandese del Sei-Settecento (a partire da Grozio e Noodt, Gronovio e Perizonio, Le Clerc e Barbeyrac) e su filosofia, diritto, letteratura in area meridionale da Caloprese a Gravina e a Vico, da Metastasio e Spinelli a Filangieri e Pagano.