Nauaghía naufragium. Nomi ed epifanie dal dolore dei migranti è il tentativo di “mostrare” nei loro tratti tipici (tipici perché purtroppo si ripetono) alcune forme di sofferenza e vessazione patite dai migranti del nostro tempo. Il titolo, espresso negli idiomi delle due antiche culture greca e latina, coniuga allusivamente il naufragio dei migranti con quello dell’Europa di fronte al fenomeno epocale delle migrazioni. Poema a drammaturgia libera, vale a dire una poesia pensata per essere eseguita, nel rispetto della destinazione originaria di ogni componimento in versi: il canto – in senso stretto o lato – e la declamazione. Dunque: lettura ad alta voce in solitudine, per o insieme ad altri, con o senza musica, al buio o avvolti in un’immagine; autonomia di riassemblaggio in un ordine sempre diverso di tutto il materiale proposto o anche di singole sue parti in vista di un’esecuzione, privata o pubblica, sempre nuova. Pensato nell’alveo di una linea di ricerca ad ampio raggio sul rapporto fra saperi umanistici e linguaggi delle arti, questo lavoro rappresenta il primo risultato (a carattere performativo) di uno studio sull’etica delle migrazioni, il cui secondo esito (di tipo teorico) sarà un volume attualmente in preparazione.
Rosario Diana (1961) è primo ricercatore presso la sede napoletana dell’Istituto per la storia del pensiero filosofico e scientifico moderno del Consiglio nazionale delle ricerche (Ispf-Cnr) ed è responsabile scientifico di una linea di ricerca dedicata al rapporto fra i saperi umanistici e i linguaggi delle arti. Ha al suo attivo una nutrita produzione scientifica nell’ambito del pensiero italiano e tedesco. Si occupa di filosofia interculturale e di problemi connessi alla transcodifica di concetti filosofici in forme di espressione artistica. Dal 2011 scrive e allestisce performances di teatro filosofico-musicale di lettura. Per sostenere tale attività, nel 2018 ha fondato l’Associazione culturale Quidra (www.quidra.it).