Più volte gli storici hanno messo in discussione la credibilità documentaria delle memorie della Grande Guerra, riscontrando in molte di esse una ricostruzione dei fatti piena di imprecisioni e lacune e un eccesso di ragioni ideologiche che andò a scapito dell’obiettività testimoniale. Ma fu davvero così? Sulla linea di questa domanda, e prendendo le mosse da un’aggiornata mappatura del corpus e delle molteplici tipologie testuali che lo compongono, con particolare attenzione per i ricordi di prigionia, il presente volume intende proporre una rilettura della memorialistica degli scrittori italiani che vissero l’esperienza al fronte all’interno di un più vasto dibattito sul valore ideologico della testimonianza, la cui manifestazione più compiuta, nonchè più articolata in termini di autocoscienza intellettuale, si ebbe nella produzione letteraria della Seconda Guerra Mondiale; e, dunque, negli anni del neorealismo.
Giorgio Nisini insegna Letteratura italiana contemporanea alla Sapienza Università di Roma. Ha pubblicato numerosi studi sulla narrativa italiana del Novecento, sulla produzione neorealistica e sui rapporti tra letteratura, editoria e industria culturale. Si è occupato, tra l’altro, dell’opera narrativa di Pier Paolo Pasolini (L’unità impossibile, Carocci, 2008) e di Juan Rodolfo Wilcock (L’eternità immutabile, con R. Deidier, Quodlibet, 2020). Per la casa editrice Laterza ha curato un carteggio inedito tra Corrado Alvaro e Vito Laterza (Carteggio, 1952-1956, Laterza, 2019).