Vivere è scegliere. Libertà significa prendere su di sé le conseguenze della scelta. Queste – secondo Natalino Irti – le coordinate che mettono in luce la struttura fondamentale dell’obbedienza, fatta di ascolto e linguaggio. Chi pone la norma deve farsi capire, il destinatario deve capire.
Varie sono le forme di obbedienza, scandagliate da Irti.
Alla base c’è la scelta, che tuttavia è perimetrata dalle possibilità offerte dalla situazione storica. La libertà è sempre limitata e condizionata. Soprattutto essa va incontro alle incognite del futuro.
Il pensiero del grande civilista viene riletto in chiave penalistica da tre studiosi della materia. Benché il diritto penale sia il campo privilegiato dell’obbedienza, l’agire conforme al diritto non ha rilevanza giuridica. Cionondimeno l’obbedienza rimane valore e il linguaggio indispensabile strumento regolativo.
I testi sono stati già pubblicati in www.discrimen.it.
Natalino Irti, Emerito di diritto civile nell’Università di Roma “La Sapienza”. Socio nazionale dell’Accademia dei Lincei.
Fausto Giunta, Ordinario di diritto penale nell’Università di Firenze.
Luciano Eusebi, Ordinario di diritto penale nell’Università del Sacro Cuore di Milano.
Vincenzo Maiello, Ordinario nell’Università “Federico II” di Napoli.