Diviso in cinque capitoli e una introduzione, il libro pone l’esperienza dell’esilio nella fase genetica della letteratura dantesca posteriore al 1302, compresi i trattati e l’epistolario, e riconosce allo status di esule del poeta la funzione di acceleratore del processo inventivo-esecutivo della Commedia. Come suggerisce la struttura chiastica del titolo, alla doppia natura, immanente e trascendente, dell’itinerario rappresentato nel «poema sacro» corrisponde il doppio viaggio, del personaggio e della parola. L’effetto sul piano poematico è doppio: da una parte, la ricchissima affabulazione con la quale, per lettera o per traslato o per senhal, si rappresenta la storia dell’Io e dell’intera umanità; dall’altra il paradosso della parola che si nega e che, negandosi, rivela la sua tragica prossimità all’Ineffabile.
Giuseppe Chiecchi, già professore dell’Università di Verona, si è occupato prevalentemente di Letteratura italiana dal Duecento al Cinquecento, in particolare di Dante e di Boccaccio, del genere consolatorio nel Medioevo e nell’Umanesimo, degli studi filologici e linguistici di Vincenzio Borghini, della letteratura de thermis nei secoli XV e XVI.