Come l’inconscio si significa al volo [à demi-mot], occorre anche rispondere al soggetto al volo [à demi-mot], ciò non è senza risonanze con questa frase di Montaigne «La parola è per metà di colui che parla, per metà di colui che l’ascolta».
Queste conversazioni con Moustapha Safouan si sono svolte per diversi anni e s’inscrivono in un percorso in cui vengono affrontate la storia della psicanalisi, la questione della sua trasmissione e quella del desiderio dell’analista, l’evoluzione delle strutture famigliari e l’ideologia individualista, l’attualità del disagio nella civiltà e la clinica contemporanea.
Dalla questione che ha fatto rilancio per lui, «cosa diviene il padre alla fine di un’analisi?», Moustapha Safouan giunge a quest’altra, che riguarda la nostra epoca: il padre è divenuto un oggetto parziale?
«L’avvenire della psicanalisi sta nella sua capacità di contribuire all’intelligenza della nostra epoca e alle metamorfosi dell’Eros, invece che sollevare grida di allarme. E sembra necessario che lei si doti dei mezzi richiesti». È in questo spirito che tale interrogativo si è aperto.
Moustapha Safouan è nato in Egitto, ad Alessandria nel 1921. Filosofo di formazione, si appassiona al linguaggio ed incontra nel 1948 Jacques Lacan, di cui sarà compagno di viaggio. Alla questione del linguaggio si è aggiunta quella della parola. Egli ha esercitato la psicanalisi per più di sessant’anni ed ha pubblicato numerose opere di riferimento. Inoltre ha tradotto in arabo Freud, Shakespeare e La Boétie.
Sylvain Frérot, psicanalista a Caen, Dolorès Frau-Frérot, psicanalista a Caen, Fabrice Liégard, socio-antropologo, hanno avviato un dialogo psicanalitico con Moustapha Safouan che è durato molti anni.