Questi «saggi brevi» di uno studioso di lungo corso come Silvio Ramat ne confermano innanzitutto la fedeltà ad alcuni fra i poeti che gli furono pane quotidiano fin dalla giovinezza (Montale, qui schedato nelle sue varianti; Campana, con la sua sopravvivenza nella posterità; Luzi, scrutato da più angolazioni). Si acuisce l’attitudine del critico a considerare da vicino aspetti specifici di un autore o di un’opera, evitando sia le troppo larghe panoramiche sia le connessioni troppo serrate fra lo “spirito del tempo” (con i suoi vincoli ideali o ideologici) e gli esiti di processi elaborativi generatori di poesie che s’inventano di volta in volta i propri codici. Accertata l’intempestività del rilancio di generi ormai caduchi (tentato da Fogazzaro con Miranda), gli albori del secolo XX registrano fra l’altro la propensione visionaria del giovane Saba e l’altalenante esordio di Sbarbaro, mentre la “toscanità” di Campana e di Soffici si dispiega tanto nel mistico-onirico viaggio alla Verna quanto nella rivelazione della virtuosa schiettezza del nostro popolo in armi (verificata, nel medesimo quadro storico, anche da Jahier). Frattanto il più impeccabile tra i nostri poeti, Gozzano, empie di creature in volo le sue pagine. Significativo il recupero di Giorgio Chiesura: il suo diario in versi descrive un’esperienza di prigionia simile a quella su cui, dopo il 1945, s’innesta la genesi del nuovo libro di Sereni, Gli strumenti umani, destinato a imporsi tra i memorabili dell’intero secolo. Secolo esemplarmente coronato da una voce di straordinaria eleganza, Fernando Bandini: la sua civilissima interpretazione del ruolo di maestro di scuola non gli impedisce di dare ascolto al proprio intimo demone, la “creatività”, dono e dote su cui liberamente ragiona l’ultimo dei saggi qui raccolti.
Silvio Ramat, fiorentino, è professore emerito di letteratura italiana contemporanea dell’università di Padova, nella quale ha insegnato a partire dal 1976. La sua attività di studioso, dopo L’ermetismo (La Nuova Italia 1969), Storia della poesia italiana del Novecento (Mursia 1976) e Protonovecento (Il Saggiatore 1978), è proseguita concentrandosi sulle maggiori personalità del XX secolo. Si vedano almeno La poesia italiana 1903-1943 per titoli esemplari (Marsilio 1997), I passi della poesia (Interlinea 2002) e Il lungo amore del secolo breve (Cesati 2010). Ha introdotto e curato opere di Campana, Gatto, Ungaretti, Sinisgalli. In parallelo, copiosa è la bibliografia di Ramat poeta: dell’ultimo decennio si citano La dirimpettaia e altri affanni (Mondadori 2013), Elis Island (ivi 2015), Mia madre un secolo (Marsilio 2015), In cuor vostro e altri versi (Crocetti 2019), Le chiavi del giorno (ivi 2022).