Con un linguaggio affabilmente narrativo e volutamente divagante, che si ramifica in mille direzioni come gli antichi sentieri di pastori e carbonai per i monti della Toscana, l’autore di questo libro ci aiuta a riscoprire il fascino di un mondo che ci è familiare, ma le cui tracce sono spesso ardue da identificare. Seguendolo nei suoi percorsi tra i monti e le piane, insieme con la visione di “greggi, fontane ed erbe”, si aprono ai nostri occhi immagini più inattese, come lo stormo di cicogne in volo dalle Apuane verso il mare o la volpe neonata del Monte Pisano, i rospi in migrazione nella valletta di Candalla o le libellule danzanti di San Pantaleone, i tritoni alpestri o le rare salamandrine con gli occhiali del Monte Matanna e del Prana, le stalattiti di ghiaccio della Grotta all’Onda o la fioritura degli asfodeli sulle balze del Monte Rocca. Nel libero girovagare di questo volume, avviene anche di imbattersi in personaggi davvero singolari e autentici, come Eva di Campallorzo o Franco dei Quattro Venti, la cui cultura e umanità sono manifestazioni di una civiltà antica e di un tenace rapporto con la terra e la storia dei monti.
Prima che le storie della montagna e delle persone che vi abitano vadano perdute per sempre, Marco Piccolino le ha raccolte con affetto e sensibilità, e le ha raccontate con una scrittura limpida che ha il ritmo libero dei suoi passi per i sentieri sperduti tra i monti della Toscana. (Guido Barbujani)
In Storia di amore e di tenebra Amos Oz scrive: «un libro, quand’anche lo si distrugga con metodo, è probabile che un esemplare comunque si salvi… su un ripiano dimenticato in qualche sperduta biblioteca, a Reykjavik, Valladolid, Vancouver». Se è così, allora, grazie a questo volume, non si perderà più il ricordo di Eva Domenici, la mitica pastora solitaria di Campallorzo. Basterebbe questo a rendere prezioso il libro di Marco Piccolino per chiunque ami la storia e l’umanità. (Paolo Mazzarello)