Stava tornando a Ciummamari; ne ebbe la visione. Scorse il pozzo nella piazza , il baracchino delle marionette, le vesti cangianti di Angelica, il muro torto della sua casa che un rosaio dalle rose rosse aveva del tutto coperto e poi vide Santo che l’aspettava davanti a quel masso. Fu certa che lui le sarebbe andato incontro, l’avrebbe presa per mano e, insieme, sarebbero entrati in casa.
Null’altro le restava da fare: comprese che stava tornando alla terra. L’anima finalmente sarebbe volata libera verso il cielo.
Storia terribile e intensa di una madre coraggiosa che, sfidando tabù e pregiudizi di un sud retrivo e crudele, riesce da sola, sacrificando se stessa, a creare un futuro migliore per i figli.
Esther Diana, architetto, si occupa di storia dell’architettura sanitaria e di valorizzazione dei patrimoni storico artistici della sanità. Ha esordito nella narrativa con il romanzo Vite che tornano per i tipi della Casa Editrice Sampognaro&Pupi di Siracusa, 2020. Scrive di donne: donne coraggiose proprio come Alide, la protagonista di questo romanzo. Nella vita non sono quasi mai vincenti, ma possono guardarsi allo specchio senza trovare alcuna supponenza, meschinità e vigliaccheria.