Adottando come filo conduttore le riflessioni di Hegel e Husserl, il volume si interroga sulla travagliata ricerca da parte della filosofia di un linguaggio che sia adeguato ai propri interessi. In che misura il linguaggio può essere considerato l’espressione del pensiero? È più uno specchio deformante o un insieme di giochi che traducono in discorsi delle pratiche sociali intersoggettivamente istituite? Quali sono i limiti e le potenzialità della ricerca di un linguaggio formalizzato? È possibile flettere il linguaggio ordinario a vantaggio degli scopi del discorso filosofico?
Nel presente studio domande come queste permettono al confronto teorico fra Hegel e Husserl di dipanarsi considerando i filtri che hanno determinato la loro diversa concezione dell’oggettività del pensare (Bolzano, Lotze, Natorp), di coinvolgere nella discussione gli esponenti della svolta linguistica (dai più classici come Frege e Wittgenstein ai più recenti come Brandom), di interrogarsi sulla filosofia come genere letterario che riflette sulla propria capacità comunicativa e delinea dei modelli di lettore ideale.
Danilo Manca è attualmente ricercatore a tempo determinato di Filosofia teoretica presso l’Università di Pisa, dove insegna Fenomenologia ed Ermeneutica e Filosofia della mente. Si occupa di filosofia classica tedesca, fenomenologia, filosofia della letteratura, teorie novecentesche della disputa fra antichi e moderni, nonché degli approcci situati alla mente e della scuola di Pittsburgh. Per Edizioni ETS ricordiamo le sue monografie: Esperienza della ragione. Hegel e Husserl in dialogo (2016), La disputa su ispirazione e composizione. Valéry fra Poe e Borges (2018); e le curatele: con E. Magrì e A. Ferrarin: Hegel e la fenomenologia trascendentale (2015), con A. Sanna: P. Valéry, Leonardo e i filosofi (2019) e con D. De Santis: E. Husserl, J. Klein, Fenomenologia e metodo storico (2023).