«Un concetto di potere e di legge […] che non identifica il potere col dominio né la legge con il comando ». Così Hannah Arendt descriveva nel 1969 l’essenza di “un’altra tradizione”, minoritaria e alternativa alla “grande tradizione del pensiero politico occidentale”. Alla luce di tale suggestione, di cui viene ricostruita approfonditamente la genealogia, questo saggio propone un’originale comparazione tra la stessa Arendt e Andrea Caffi. La lettura delle opere di Caffi, socialista-libertario e autore poliedrico ed eccentrico, si avvale così di una chiave ermeneutica inedita e capace di valorizzare a fondo la sua difficile collocazione teorico-politica. Un’operazione interpretativa tutt’altro che unidirezionale: se da un lato essa riscatta Caffi, almeno in parte, dall’oblio a cui sembra sia stato condannato, dall’altro permette di problematizzare l’opera di Arendt, sottraendola alle letture più canonizzanti e neutralizzanti del suo pensiero e proiettandone l’eredità verso ambiti finora estranei al campo degli studi arendtiani.
Daniele Bassi è dottore di ricerca presso l’Università di Ferrara. È attualmente assegnista presso l’Università di Cambridge (UK) e fa parte del Centro Studi Politici «Hannah Arendt» dell’Università di Verona. Ha pubblicato contributi sui temi della democratizzazione, della critica della violenza e dell’organizzazione statuale, ha curato e introdotto R. Bernstein, Hannah Arendt. La politica tra crisi e rivoluzione (ombre corte, 2022).