Nella storia della ricezione del poema cavalleresco rinascimentale, il Morgante di Pulci è stato considerato soprattutto come un serbatoio di espressioni idiomatiche e proverbiali. Marginalizzato e censurato ora per ragioni religiose, ora per la non conformità al decoro poetico classicista, il poema pulciano è stato, nonostante tutto, letto e amato lungo cinque secoli, come dimostrano i giudizi di lettori quali Machiavelli e Tasso, Leonardo da Vinci e Cardano, Voltaire e Byron. Partendo dalle prime contrastate accoglienze nella Firenze savonaroliana fino al Novecento di Pirandello e Savinio, questo volume raccoglie tredici saggi che ripercorrono – in alcuni casi per la prima volta – momenti significativi della circolazione, traduzione e riscrittura del Morgante in Italia e in Europa.