Le piante hanno ricoperto un ruolo incerto nella tradizione filosofica e scientifica occidentale. Ontologicamente a metà tra minerali e pietre, animali ed esseri umani, i corpi vegetali sono stati considerati come oggetti da utilizzare per la terapeutica e la nutrizione o per ragioni estetiche, in una restrizione scientifica a oggetti sussidiari delle scienze principali. Nel Rinascimento, la scienza delle piante è principalmente collezione di varietà vegetali, identificazione, tassonomia e materia medica. Sono però gli stessi naturalisti a interrogarsi sulle cause e sui principi delle qualità, attività e virtù vegetali, reclamando un’unità tra la farmacologia e la tassonomia con la filosofia. A partire dallo studio delle cause e principi della vita vegetale, fino alla fisiologia e anatomia vegetale, da Cesalpino a Locke, passando per Descartes, Bacon, Gassendi, Cavendish, Digby, Harvey, Mariotte, Grew e Malpighi, questo libro ricostruisce alcuni tentativi di rigettare l’impianto essenzialista della scienza aristotelica e di determinare la meccanica della natura vegetale, in un secolo di straordinari cambiamenti scientifici e di lenta definizione della scienza botanica.
Fabrizio Baldassarri ha concluso un progetto di ricerca a Ca’ Foscari Università di Venezia e l’Indiana University a Bloomington (USA) sulle piante nella filosofia naturale moderna. Ha pubblicato sulla scienza naturale di René Descartes, sull’anima e sui poteri vegetativi, e sugli studi delle piante tra tassonomia, medicina, fisica e fisiologia. Coordina il gruppo Manipulating Flora. È attualmente assegnista presso l’Università Statale di Milano.