È il giorno della Candelora, la festa di una luce fedele all’inverno e alba della primavera, quando la Figlia decide di lasciare la Madre per ritrovare la pace con se stessa nell’assoluta quiete che gli stenti dell’anima le hanno fatto desiderare. La pace della Figlia è il tormento della Madre. I ruoli si scambiano: la Madre, che ha dato la Figlia alla luce, è partorita dalla Figlia all’oscurità più profonda.
Il colloquio fra le due anime si svolge negli attimi di una memoria affettuosa, ma non più condivisa, e si conclude nel tragico abbandono: la Madre continuerà a percorrere dolorosi ‘sentieri di fiori appassiti,’ mentre la Figlia, ormai libera dall’angoscia dei giorni e sazia del suo Nulla, non comprende il pianto della Madre. La Figlia e la Madre si avvolgono nella gelida luce della Candelora.
Maria Grazia Bajoni è dottore in Storia Romana dell’École des Hautes Études en Sciences Sociales di Parigi. Ha insegnato lingua latina presso la Facoltà di Lettere dell’Università Cattolica di Milano dove è Cultore della materia presso la cattedra di Letteratura Latina Medievale. Per il saggio Les grammairiens lascifs. La grammaire à la fin de l’Empire romain (Paris 2008) ha ottenuto, nel 2018, ex aequo, il primo premio per la saggistica e il giornalismo al Premio «Marcel Proust» e il «Trofeo Alliance Française» al Concorso Internazionale di Letteratura «Città di Pontremoli» (2019). Presso le Edizioni ETS ha pubblicato il romanzo Il pane bianco (2007), i testi teatrali Tadmor (2016) e Trasmigranti (2019), alcuni racconti nella collana «Il Portone/Letteraria» e La bambina che era (2020). Nel 2016 ha vinto il Premio «Hans Christian Andersen» per la migliore fiaba in lingua straniera (francese) e nel 2020 il Premio «Noasca», il Premio «Pont Canavese» e il Premio «Gran Paradiso» al Concorso «Una fiaba per la Montagna - Enrico Trione».